I rifugi – Notizie storiche

Il significato originario di “rifugio” presenta una connotazione ben diversa dal significato attuale: il “Rifugio” era il luogo di sosta per gli scambi commerciali, le spedizioni militari e per i pellegrinaggi religiosi. Grazie a questi ultimi sorsero, ad opera dei monaci, i cosiddetti “hospitia”, punti di sosta e di ristoro, ubicati sui più importanti valichi come quello del Sempione, del Gran San Bernardo e del Gottardo. In tutte le zone montane, la costruzione dei numerosi “hospitia”, fu strettamente legato allo sviluppo delle più importanti vie di comunicazione.

La nascita del “Rifugio” in ambiente montano è attribuita alla Capanna Vincent, costruita nel 1785 sul versante meridionale del Monte Rosa e utilizzata come punto di appoggio per le vicine miniere d’oro; il primo rifugio sorse quindi per questioni economiche. Nello stesso Massiccio, nel 1851 fu costruito anche un ricovero al Colle Indren, utilizzato come base per osservazioni scientifiche.

Su resti di vecchie fortificazioni del 1688 e della Capanna costruita da Horace Bénédict de Saussure tra il 1789 e il 1792, nel 1852 venne costruito al Colle Teodulo un modesto locale in pietra che, dopo numerosi interventi e passaggi di proprietà, sarà acquisito nel 1891 dalla Sezione di Torino del Club Alpino Italiano per l’edificazione dell’attuale Rifugio Teodulo a 3317 m di quota.

Nel 1866 vennero costruiti anche i primi ricoveri nell’area del Monviso e del Cervino.
Al Monviso venne individuato nei pressi delle Alpi dell’Alpetto, poco oltre i 2300 metri, nel vallone del Rio Giulian, sopra Oncino (Valle Po), il punto ideale per edificare una struttura che permetta di suddividere l’ascensione alla vetta. Venne così edificato il Ricovero dell’Alpetto, in grado di ospitare una quindicina di persone. Con la successiva costruzione del Rifugio Quintino Sella al lago Grande (dal 1905) il Ricovero dell’Alpetto perse via via importanza e venne abbandonato (il suo recupero ad opera della Sezione di Cavour è storia recente).

Nel 1876 per iniziativa della Sezione di Varallo del CAI venne costruita la Capanna Giovanni Gnifetti m. 3647 dedicato alla memoria dell’abate Giovanni Gnifetti, parroco di Alagna, esploratore del Monte Rosa e primo salitore nel 1842 della Signalkuppe. L’allora Succursale del CAI di Varallo stanziò una somma per l’edificazione di una capanna che in origine sarebbe dovuta sorgere alle falde della Piramide Vincent ma che in realtà fu costruita sulle rocce che dividono i ghiacciai del Garstlet e del Lys. La nuova piccola capanna, praticamente un bivacco in grado di ospitare 6 persone, era pronta e fu utilizzata nell’estate del 1876 ed inaugurata il 15 ottobre dello stesso anno. Nel 1896 fu costruito un secondo più grande edificio e dieci anni dopo un terzo per poter ospitare un sempre maggior numero di ospiti. Il primo custode fu la guida Gilardi di Alagna nel 1897.

Sempre nel 1876 la Sezione di Aosta costruì la Capanna Carrel a pochi metri dalla vetta del Grand Tournalin salito per la prima volta da E Whymper e J.A. Carrel nel 1863.

Il primo rifugio nell’area dolomitica si deve alla sezione CAI di Agordo, che nel 1877 ricavò una struttura direttamente nella roccia per agevolare la salita alla Marmolada.

Nel 1893 venne inaugurata la Capanna Regina Margherita, il più alto rifugio d’Europa, collocato sulla Punta Gnifetti nel Massiccio del Rosa, a 4.552 metri. La regina Margherita vi pernottò tra il 18 e il 19 agosto 1893 e il rifugio fu ufficialmente inaugurato il 4 settembre. A cavallo tra XIX e XX secolo, grazie a questa capanna, diviso tra Piemonte, Valle d’Aosta e Svizzera, divenne un centro internazionale di ricerche scientifiche sulla montagna in generale e sull’alta quota in particolare. Angelo Mosso, professore di fisiologia all’Università di Torino, nel 1894 organizzò la prima spedizione scientifica alla Capanna Margherita per misurare su giovani soldati l’esaurimento muscolare e per osservare i cambiamenti della respirazione durante il sonno. Successivamente, numerosi gruppi di ricerca si succedettero alla Capanna, la cui importanza come centro scientifico fu riconosciuta sia dal 5° Congresso Internazionale di Fisiologia di Torino del 1901, sia dalla National Academy of Sciences di Washington nel 1903. Dopo la seconda guerra mondiale i laboratori del Monte Rosa furono visitati sporadicamente da ricercatori e solo nel 1964 una spedizione olandese salì alla Capanna Margherita per studiare la secrezione delle catecolamine (adrenalina e noradrenalina): una vera pietra miliare della fisiologia dell’alta quota.

Negli ultimi decenni dell’800, molte Sezioni del CAI provvidero con grande fervore alla costruzione di nuovi rifugi in grado di facilitare ascensioni, traversate e superamento di colli elevati: ai primi del ‘900 i rifugi alpini erano ormai un centinaio, mentre nel 1922 comparve sulle Alpi Occidentali il bivacco fisso, tipo di rifugio ubicato nelle zone a quota più elevata dalle quali si possono iniziare ascensioni impegnative.

Oggigiorno la rete di rifugi e bivacchi che si è sviluppata nell’area alpina è ritenuta più che soddisfacente, al punto che si predilige recuperare e ristrutturare vecchi edifici abbandonati piuttosto che edificarne nuovi. Nel resto dell’Italia, invece, lo sviluppo delle strutture ricettive montane necessita ancora di implementazioni.